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Cambiamenti socio-culturali nella leadership del Paese come potenziale strumento per supportare la transizione ecologica delle città italiane: Intervista a Simone Tani

Il cambiamento climatico si sta affermando come una delle principali sfide nel contesto socio-ambientale italiano con impatti e implicazioni significative per territorio e popolazione che richiedono necessariamente di un celere intervento da parte di Istituzioni e Privati. In questo contesto il Prof. Simone Tani, Development Manager della “Fondazione per il Futuro delle Città” e Senior Fellow della School of Governance della Luiss, fornisce il suo gentile punto di vista per identificare i potenziali fattori abilitanti per supportare una transizione green delle città italiane portando tecnologia ed innovazione, ma soprattutto rivedendo le logiche di Leadership della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni.

Le città italiane come centro di problematiche climatiche e sociali

Le città italiane sono ad oggi vissute come delle “polveriere”, isole di calore dove in estate la temperatura raggiunge i 50 °C, luoghi dove emergono tensioni sociali e profonde contraddizioni legate all’immigrazione, luoghi in cui le opposizioni sociali e le disuguaglianze economiche esplodono profondamente. Focalizzandosi sull’aspetto climatico, in Italia vengono registrati ogni anno circa 295 decessi per milione di abitanti dovuti al caldo (media europea ca. 114 decessi per milione), dimostrando come il cambiamento climatico stia diventando un’emergenza che non può più essere sottovalutata e che sta avendo un impattato economico e sociale importantissimo.

Risulta fondamentale riprendere questo problema alla radice, probabilmente insito nella scarsa attenzione rivolta dalla politica italiana verso le problematiche urbane. È essenziale generare soluzioni concrete per affrontare queste sfide, considerando un approccio integrato che coinvolga aspetti di governance, Istituzioni e forti relazioni tra il settore pubblico e privato.

Proposizione di nuovi modelli per la trasformazione delle città italiane

Secondo l’analisi del Prof. Tani, il primo punto per risolvere tali problematiche è lo sviluppo di politiche che abbiano un impatto reale sulle città, coadiuvate da figure che abbiamo una forte leadership sui propri territori. Da questo punto di vista risulta necessario adottare delle scelte più coraggiose rispetto a quelle fatte sino ad oggi, promuovendo modelli di trasformazione delle nostre città che favoriscano lo sviluppo di nuove politiche basate sul raggiungimento dei risultati e favorendo sinergie con nuove generazioni che diano la possibilità di vedere la città in logica complementare da un punto di vista tecnologico e sociale.

Il PNRR è stato il primo passo verso l’adozione di questi modelli, creando le basi per nuove politiche urbane che diano la possibilità di favorire evoluzioni sistemiche per la risoluzione dei problemi. Di fatti il PNRR è stato definito come un nuovo modo per “fare politica”, favorendo logiche di compensazione basate sul raggiungimento dei risultati e non sulla mera assegnazione dell’intervento pubblico. Questo nuovo modo di governare porterebbe importantissimi benefici se adottato a livello sistemico, ma raggiungibile solo prevedendo una profonda evoluzione delle logiche socioculturali della politica italiana. Risulta necessario evolvere la vision della Pubblica Amministrazione, concentrandosi più sul raggiungimento dei risultati e non solamente sull’adempimento di obblighi contrattuali, normativi e di compliance.

Formazione di una leadership del Paese con una vision a lungo termine

Secondo il Prof. Tani, il tassello centrale per guidare trasformazioni così profonde nel settore pubblico passa per la formazione di una leadership del Paese che sappia guardare lontano e sappia tornare ad avere un approccio strategico e non solamente tattico di fronte ai Governi. Risulta necessario promuovere una generazione di persone che possa accogliere importanti sfide di cambiamento, la messa in discussione di modelli gerarchici e di valori tradizionali dell’Amministrazione, lasciando spazio a nuove opportunità e nuovi modi di governare, di intendere le politiche, di integrarsi in maniera reticolare con altri soggetti, di sviluppare partenariati, di semplificare procedure e processi.

A titolo esemplificativo e non esaustivo, tale cambiamento potrebbe avvenire attraverso una rivisitazione della “Scuola Nazionale dell’Amministrazione” verso un modello più simile a quello francese valorizzando la qualità nei processi di up-skilling e re-skilling delle risorse e sviluppando un percorso di crescita organico, virtuoso e strutturato della classe dirigenziale pubblica italiana. Solo con interventi strutturati e sistemici sarà possibile generare maggiore respiro per le politiche e riflessioni di fondo che aiutino i giovani a maturare una leadership di spessore che sappia incarnare i valori e valorizzare competenze anche sul lungo termine per il nostro Paese.